Le definizioni della norma ISO 16128

Traduttore
Sara Bargiacchi

ISO 16128; una guida tecnica per aziende e consumatori nella cosmesi

La richiesta per ingredienti più naturali e organici nel settore della cosmesi e cura personale è al momento uno dei maggiori trend. Purtroppo, nella maggior parte dei mercati ancora non è presente quella che viene definita come regolamentazione naturale o organica. Le definizioni della norma ISO sono stati definiti per questo.

Perché è utile un’unica regola?

Col tempo, sempre più aziende e organizzazioni private hanno elaborato personali definizioni, con relative certificazioni, per sostenere maggiormente la loro appartenenza alla sfera “prodotti naturali”. Ciò ha portato a sviluppare molte similitudini quando si parla dell’approccio vero e proprio dei privati. Tuttavia, il problema nasce nelle differenze che sorgono in ambito tecnico rispetto alla definizione degli ingredienti. Oltre a questo, anche quali di questi sono da eliminare da prodotti o il calcolo del loro contenuto non è regolamentato in maniera ottimale. Bisogna inoltre considerare che i consumatori hanno sviluppato un interesse sempre più crescente per i prodotti di cosmesi percepiti dal pubblico come naturali o organici. Sfortunatamente, nemmeno con tale interesse le difficoltà di interpretazione sono diminuite. Come diretta conseguenza i consumatori hanno forti problemi a valutare la conformità e la coerenza nei diversi Paesi.

Il livello internazionale

Al momento sono disponibili tantissimi standard e certificati disponibili a livello internazionale. Una vera e propria cornucopia. Purtroppo, però, sono spesso in conflitto tra loro dicendo tutto e il contrario di tutto. Sia i consumatori che le aziende hanno espresso più di una preoccupazione rispetto alla mancanza di regole forti e universali. Quello che hanno chiesto è una maggiore coerenza di fondo, per potersi adeguare ed essere certi di seguire principi adeguati. In particolare, le esigenze da soddisfare sono quelle delle diverse compagnie. Queste infatti hanno espresso il desiderio di avere un set di definizioni e criteri per prodotti cosmetici naturali credibile, trasparente e basato su evidenze scientifiche. Per questo si è intervenuti con la norma ISO 16128.

Cosa cambia per le aziende?

Averle per loro, significherebbe poter comunicare in modo chiaro e sincero col consumatore. Hanno necessità di promuovere il concetto di naturale e organico in un contesto ben preciso, che non si trasformi in un pensiero ingannevole o fuorviante. Inoltre, regole ben delineate permettono di garantire maggiormente la qualità dei prodotti realizzati. Infine, si permette lo sviluppo di un fair trade in termini di competizione a livello internazionale, con dei criteri uguali per tutti.

Preoccupante è il fatto che nessuna autorità della salute ha sottolineato questa mancanza come problematica. Mancava una posizione decisa e formale su quali sostanze dovrebbero essere possibile utilizzare in questo settore.

Per questo si è sviluppata la norma ISO 16128. L’intera linea guida ISO “Guidelines on technical definitions and criteria for natural and organic cosmetic ingredients and products, ha rivoluzionato gli standard privati esistenti. Nuovi criteri quantitativi e grado di naturalità sono stati i più importanti cambiamenti.

Le definizioni della norma ISO ISO 16128.

La norma ISO 16128 è nata con lo scopo di descrivere approfonditamente i calcoli degli indici delle origini naturali e organiche di prodotti di cosmesi. Quello che viene applicato è un giudizio puramente scientifico per sviluppare i principi per un dare un’inquadratura logica sugli ingredienti naturali. Inoltre, vuole incoraggiare la scelta di questi ultimi, dell’innovazione ed è del tutto volontario.

Essa non considera il tipo di comunicazione sul prodotto (claim o etichette) rispetto alla sicurezza per l’uomo o per l’ambiente del prodotto. Non si concentra nemmeno sui valori come l’esclusione di una gamma di ingredienti data dalle aspettative dei consumatori. Inoltre, non appartengono alla sfera di interesse gli aspetti socioeconomici come il fair trade, uno sviluppo sostenibile o il benessere degli animali (test). La regolamentazione ha evitato anche di occuparsi dei materiali del packaging o di particolari requisiti rispetto a questi ultimi. In ultimo non ha imposto nessuna soglia che permetta di considerare un prodotto più o meno naturale.

Le definizioni della norma ISO, sezione 1

Nella prima sezione della normativa si vanno a definire quali sono elementi naturali e i derivati per gli ingredienti. Nell’elenco sono compresi i minerali e le componenti organiche e derivate. L’acqua viene considerata come un estratto per la ricostruzione costitutiva e l’estrazione. Nello specifico gli elementi naturali sono la produzione di piante, animali, minerali o microrganismi. Vengono inclusi quelli che provengono da processi fisici come la distillazione o l’essicazione, fermentazioni naturali e altri processi come l’estrazione, senza l’uso di sostanze chimiche. Ingredienti che invece, sono frutto di reazioni ottenute come materiali come il carbone fossile sono esclusi da questa definizione.

I derivati invece, sono ingredienti che hanno un’origine naturale in una percentuale maggiore del 50%. Si misurano il peso molecolare, il contenuto di carbone riciclabile, i metodi ottenuti per la produzione come i processi biologici e chimici. In particolare, si raccomanda l’adozione di processi Green Chemistry.

Le definizioni della norma ISO, sezione 2

La seconda sezione ha lo scopo di descrivere gli approcci per lo sviluppo di indici che determinano cosa è di origine naturale e cosa no. Questi indici vengono successivamente applicati agli ingredienti selezionati nella prima parte. Quello che la normativa guarda è la caratterizzazione degli ingredienti per poter ricreare un quadro “naturale”.

  • Indice naturale (In) = 1: L’ingrediente soddisfa la definizione di ingredienti naturali. In acqua costitutiva, ricostituzione, estrazione e formulazione = 1.
  • Indice naturale (In) = 0: L’ingrediente non soddisfa la definizione.
  • Estratti vegetali: In = 1 se i solventi utilizzati sono naturali, compresa l’acqua.
  • In altri casi, In deve essere calcolato I n = 1 – DNS m

I vantaggi

Osservando lo sviluppo delle norme è chiaro che l’intento vuol essere basato su un criterio scientifico. In questo modo è possibile sviluppare tra le parti interessate un consenso, rispetto alle materie prime da usare nei diversi Paesi. Nella sua trasparenza è in grado di considerare anche altre regolamentazioni e pratiche comuni, garantendo un’innovazione. L’immagine e la qualità del settore della cosmesi naturale risulta estremamente migliorata per i consumatori, anche grazie all’integrazione dei principi di green chemistry. Dal punto di vista delle persone stesse c’è una maggiore trasparenza che incentiva il fair trade, assicurando ad aziende già esistenti di continuare a competere. Il mercato si allinea a livello internazionale sui diversi criteri in modo da avere un riconoscimento a tutto tondo. Grazie appunto a queste indicazioni chiare e calcolabili la credibilità e la sicurezza aumentano, così i diversi fornitori sanno come orientarsi e rispondere ai cambiamenti. Inoltre, nel momento in cui tutti gli ingredienti sono inseriti nell’ISO 16128 se ne incentiva l’utilizzo e la coltivazione.

Le parole di un esperto

Roberto Gorni si esprime positivamente in merito alla norma ISO 16128; “In tutto il mondo l’industria sta cercando di capire come utilizzare la Linea Guida. Può essere utilizzato per fornire supporto probatorio a sostegno di determinati claim di prodotto da chi decide di non percorrere la strada delle certificazioni privatistiche. È ragionevole attendersi che una parte di quel 90% di prodotti non certificati sul mercato del green si disporranno per adeguarsi a questo standard. Il vantaggio è di potersi affidare nella caratterizzazione naturale o biologica del prodotto in modo più robusto, proprio in virtù della conformità alla ISO 16128. Si potrà più facilmente dimostrare all’autorità la correttezza del proprio approccio. Si tratta fin qui di una valorizzazione non direttamente collegata alla comunicazione al consumatore. Non si esclude, che gli aspetti di comunicazione al consumatore possano assumere un interesse e condurre alla produzione di documenti specifici”.

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