Occhiali da sole per l’oceano

Traduttore
Sara Bargiacchi

Fondata nel 2013 da Boyan Slat, “The ocean cleanup” è un’organizzazione non profit impegnata nella pulizia degli oceani dagli scarti di plastica. Tutti gli anni milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani divenendo “legacy plastic”. La soluzione all’inquinamento dei nostri oceani richiede quindi una riduzione dello spreco di plastica e contemporaneamente un recupero di quella già accumulata. A completare tali sforzi è necessario un riciclo veramente utile degli scarti; nascono cosí “Pacific Garbage Patch sunglasses” un paio di occhiali da sole per l’oceano.

The Ocean Cleanup – pulizia degli oceani
La missione

La missione di “The Ocean Cleanup” è quella di sviluppare tecnologie innovative per poter eliminare fino al 90% della plastica dagli oceani. Per rendere tale progetto una realtà il team lavora al design di tecnologie per ripulire la plastica già negli oceani e in contemporanea per intercettare quella nei fiumi.

Una percentuale significativa della plastica che arriva negli oceani dai fiumi può impiegare anni e nel viaggio accumularsi in isole. Questo diventa pericoloso in quanto favorisce la creazione di micro plastiche che rischiano di essere confuse dalla fauna marina per cibo. Per poter quindi prevenire tale rischio, l’organizzazione ha studiato a lungo, arrivando a creare sistemi di pulizia innovativi. Per evitare che tale processo porti con sé un inquinamento di anidride carbonica, il sistema si sviluppa attorno allo sfruttamento delle correnti creando una tecnologia di pulizia passiva.

Il riciclo e l’ideazione dei “Pacific Garbage Patch sunglasses”

”The Ocean Cleanup” non poteva però fermarsi alla raccolta della plastica. Nel 2019, di ritorno dal primo test del suo sistema è iniziata per l’organizzazione una nuova sfida. Una volta recuperata la plastica serviva trovarle un nuovo scopo per evitare tornasse ad essere rifiuti.

Il 24 di Ottobre l’organizzazione ha quindi annunciato il suo primo prodotto composto da plastica dell’oceano, un paio di occhiali da sole per l’oceano e la sua salvaguardia. Per riuscire a raggiungere tale risultato è stata necessaria la collaborazione fra varie realtà così da permettere la selezione e rilavorazione dei rifiuti recuperati. Slat parlando della produzione afferma: “Abbiamo dovuto organizzare una supply chain interamente nuova, poichè un tale materiale non era mai stato lavorato prima.”

The Ocean Cleanup – lavorazione dei materiali

Gli occhiali sono realizzati prevalentemente da reti da pesca abbandonate e polietilene ad alta densità. ”È stata una sfida, poichè i materiali sono a volte stati nell’oceano per decadi” Boyan Slat afferma. “La maggior parte di queste materie sono ridotte in pezzi o degradate e tutte mischiate insieme. Questo rende il processo per trasformarle in un materiale utilizzabile molto difficile. Tanto che non sapevamo se ci sarebbe stato possibile portare a termine tale progetto quando lo abbiamo iniziato.”

C’è inoltre la possibilità che altri tipi di plastiche vengano recuperati più avanti attraverso altre tecnologie per andare a creare altri prodotti. I ricavi ottenuti dalla vendita degli occhiali andranno nello sviluppo di nuovi metodi e tecnologie per la pulizia degli oceani.

Gli occhiali da sole per l’oceano

Frutto di un grande lavoro, le montature sono le prime al mondo realizzate completamente con plastica recuperata dall’oceano. A seguito del complesso processo la texture del materiale rimane irregolare come la superficie del mare da cui proviene. Vedendo questo come un pregio Slat sottolinea come questo renda ogni occhiale unico e veramente legato alla sua origine. Il design degli occhiali è appositamente studiato per permetterne lo smontaggio e il riciclo una volta raggiunto il fine vita.

The Ocean Cleanup – gli occhiali da sole

Ideati in California da Yves Béhar, sono poi stati realizzati in Italia da Safilo. Volendo offrire completa trasparenza nei loro processi produttivi “The ocean cleanup” ha collaborato con il corpo indipendente di certificazioni, DNV GL, per poter tracciare tutta la filiera. Inoltre l’organizzazione si impegna a compensare le emissioni di CO2 che sono state necessarie nella campagna in mare, per dei prodotti che tendono al massimo ad essere sostenibili.

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