Rossella Casadio, una mosaicista di oggi

Cesenatico. Qui Rossella Casadio si impegna ogni giorno in una pratica artistica assai difficile da integrare con il mondo contemporaneo: quella del mosaico.

Il mosaico, infatti, necessita solitamente tempi di esecuzione molto lunghi, e materiali pregiati e costosi, come l’oro e il marmo. La società in cui viviamo, invece, è abituata a ritmi frenetici e spreco di risorse.

La parola mosaico desta anche un’incredibile meraviglia nei pensieri di chi almeno una volta si sia trovato ad ammirare le pavimentazioni antiche lasciate dai Romani, o i formidabili mosaici Bisanzio e Ravenna.

Chi si trova di fronte a queste meraviglie non può fare a meno di desiderare una simile opera nella propria casa. Peccato che di solito i mosaici non si possano staccare dalla parete.

Rossella Casadio

I supporti animati di Casadio

Non è il caso però di quelli di Rossella Casadio, che non si trovano sui muri di chiese e palazzi proclamati patrimonio dell’UNESCO, ma su tavole di legno spesso tarlate e dalla provenienza misteriosa.

Per esempio Piccole Corna, realizzato in tecnica diretta su parte di una vecchia porta di un’attrezzaia.

L’artista da diversi anni si dedica alla realizzazione di lavori che uniscono i materiali tradizionali del mosaico, (come i tasselli d’oro, che si procura nei più antichi laboratori veneziani, o il marmo) a materiali non solo poveri, ma persino deteriorati.

Rossella Casadio tratta il legno come ‘supporto animato’: che sia ossidato dalla salsedine, ammaccato o picchiettato dai tarli, il legno viene messo a disposizione per narrare la propria storia.

Anche tra le tessere più preziose con cui realizza le sue opere si possono trovare pezzi di metallo o scarti di ceramica.

Terra e Abissi

I soggetti dei mosaici sono di ispirazione naturale. L’artista si è soffermata a lungo sul ciclo degli Abissi, ritraendo figure di pesci e di animali marini.

Il tema delle sue composizioni smuove anche un’ispirazione terreste, con il ciclo Wild (dove le raffigurazioni rappresentano corna diramate) e in una allegorica, con il ciclo Evoluzione.

Per conoscere meglio il lavoro di Rossella Casadio, abbiamo voluto porle qualche domanda. Ecco l’intervista esclusiva di The Green Side of Pink.

Intervista a Rossella Casadio

Rossella ci appare sin da subito come una personalità indipendente e instancabile. Lascia sì che l’ispirazione artistica avvenga e che la vita interiore accada, ma solo quando si tratta del momento creativo. Per il resto del tempo sembra una lavoratrice instancabile e pragmatica, perché promuovere la propria arte è un lavoro molto impegnativo e non bisogna mai mollare il colpo. Risponde alle nostre domande con un delicato accento romagnolo che si potrebbe ascoltare per ore.

Ecco cosa le abbiamo chiesto:

Quando hai deciso di inserire dei materiali poveri nelle tue opere e, una volta provato, cosa ti ha portato a farne uno dei tuoi tratti stilistici?

Per quanto riguarda i materiali che chiamo “di riciclo”, che riutilizzo e che hanno una loro anima loro, ho iniziato con i legni, che sono i supporti dei mosaici. Il legno nuovo mi sembrava troppo moderno e senza storia.

Ho lavorato utilizzando mobili, poi portoni, con il senso di restaurarli ma senza togliere loro quella storia che avevano già percorso.

Avevo già la passione per il restauro del legno, sapevo già di cosa era fatto quell’atto.

Ho sempre cercato di usare quelli naturali. Da allora il passo è stato breve, per esempio nell’utilizzo della falce in ferro per il Pesce Spada, o per parti di mobili che inserisco come la cresta del pesce o rame o porcellane rotte che vengono riutilizzate come piccoli specchi. Tutto diventa materiale per me, vedo che non c’è mai una fine. Anche il pennello nel barattolo: io vedo tutto la storia di ognuno, un percorso. Buttare un oggetto è come buttare una grande storia. Certo è un procedimento lungo e complicato trattare tutti questi materiali, ma nell’oggetto nuovo non c’è la stessa storia.

In che modo ti senti ispirata alla tematica marina e, più in generale, a quella naturale?

La risposta banale è perché vivo sul mare e tutta la mia famiglia pratica attività subacquea.

il mio babbo lavorava nel mare. Quando mi immergo per intero riesco a lasciarmi andare, e per me quella sensazione è quella della natura, che libera da tutto dai turbamenti, apre le porte e mi dà un sacco di ispirazione. La pace, il senso ovattato, il contatto con il paesaggio sommerso.

L’effetto che più mi trasporta e che mi fa vedere questi pesci sia reali che fantastici costituisce quindi il primo motore.

Da 3 o 4 anni ho iniziato a fare del trekking e ad avvicinarmi alla montagna, che fino a questo momento non avevo ancora conosciuto. E mi dà la stessa sensazione. Dal Trentino, alle montagne in Emilia Romagna, ritrovo una sensazione simile a quella dell’acqua che fa pensare e sognare. Così anche la mia linea Wild è in evoluzione.

Ti senti legata a qualche corrente artistica storica? E se sì, a quale?

Non è mai stato un periodo a ispirarmi, quanto più le svariate forme d’arte: dagli artisti veri alla Natura. La più banale passeggiata per una strada mi porta spesso a notare un colore, un muro scrostato, un riflesso.

Seguire il consiglio di un professore, che dopo la scuola mi suggerì di non andare alle mostre di altri artisti per un po’, è stato una grande fortuna. Mi disse: “evita di guardare troppo agli artisti contemporanei e butta fuori quello che hai dentro. Così potrai andare nella direzione che vuoi”.

Questo è stato bello e utile perché sono riuscita a trovare il mio stile, il mio getto, la mia identità. Non lo ringrazierò mai abbastanza.

Sui social mi chiedono sempre quale colla uso, quale materiale o come lavoro.

Spesso una persona crede per diventare un certo tipo di artista deve utilizzare quella colla o quella tecnica specifica. Invece il consiglio migliore è quello di esprimersi attraverso gli strumenti con cui si sente più affinità. Nella fruizione dell’arte cerco l’eccellenza. Michelangelo, Gaudi o Gauguin, che nella percezione naturalistica era il massimo. Ma il motore di ognuno è sempre stato la ricerca interiore. Poi in campo artistico si impara da tutti, e in ogni artista si trovano elementi in cui riconoscersi.

È difficile occuparsi di mosaico nel 2022? Trovi che questa forma espressiva sia sufficientemente rappresentata dagli enti culturali?

Domanda impegnativa. La mia testimonianza comprende aspetti positivi e negativi.

Quanto a positivi, oggi si riesce ad arrivare molto più in là rispetto a un tempo. Quando ho iniziato seguivo le fiere, ho avuto un negozio, bisognava creare una rete di passaparola. Ora dal web e si arriva in tutto il mondo. È più facile confrontarsi anche con altri artisti e vedere cose che prima si potevano osservare solo al museo o nei libri.

Anche il cliente si trova in tutto il mondo e di qualunque estrazione sociale. L’arte è molto più accessibile.

Negativi.  Non è semplice ammetterlo, ma mi sento dispiaciuta per l’Italia. Soprattutto negli ultimi anni si sono verificate delle grandi perdite. L’Italia ha tante risorse che non valorizza. Spesso mi sono trovata a contattare gallerie d’arte in altre nazioni e i costi non sono paragonabili a quelli italiani. Nel nostro paese promuoversi ha un prezzo altissimo, e il contorno non sempre è chiaro. Gli artisti con cui ho lavorato o fatto corsi, sconsigliano di avere a che fare con gallerie d’arte o contesti artistici in Italia.

Questo fatto danneggia le nostre risorse.

Io ho cercato la mia soluzione a questo problema nei ristoranti, che sono diventati le mie gallerie. Ora comprano da me e spesso li uso per le mie esposizioni. Si tratta di luoghi frequentati da qualsiasi tipo di persona, a differenza delle gallerie. Spesso le gallerie non sono frequentate da chi non è del mestiere, perché le ritiene inaccessibili. E invece non è così, nella maggior parte dei casi.

I locali danno la possibilità di ammirare degli oggetti, li rendono di uso comune, li avvicinano al fruitore in maniera più democratica. Ognuno può incontrare un’opera a cui si sente affine e portarsela a casa.

In questa situazione di difficoltà esiste la possibilità di reinventarsi e di cercare nuove strategie. Così si aprono porte inaspettate e invitanti.

I prossimi progetti di Rossella Casadio

È importante dire che Rossella si impegna ogni giorno per far crescere e conoscere la sua attività artistica. Ci dice: “La costanza ripaga sempre ma ce ne vuole tanta. In altri contesti, per esempio a Barcellona, capita che il nuovo artista venga spinto, spronato, sponsorizzato. Qui si fa molta più fatica”

Ultimamente l’artista è stata contattata dalla Michelangelo Foundation, ente organizzatore della prestigiosa manifestazione Homo Faber, per essere inserita nella Homofaberguide. In questo contesto, ci spiega Rossella, si creano valide disposizioni per gli artisti. Ed è una grande opportunità per proporre la propria produzione.

L’artista sta per partecipare anche al concorso promosso da Starhotels, partner di Progetto Fondazione Cologni dei Mestieri d’arte, inaspettatamente gratuito.

In Italia, gli artisti che vogliono partecipare ai concorsi si trovano spesso a sborsare cifre astronomiche. All’estero le cose stanno diversamente e l’obiettivo è la vera ricerca dell’arte.

E pensare che il made in Italy è ammirato ovunque.

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