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La città nella città

Tra utopia sostenibile e distopia della sorveglianza

Visual Curator
Vittoria Rossini
English Translation
Rebecca Verrascina
Spanish Translation
Andrea Terrado

Le micro città sono luoghi urbani che integrano l’abitare ad alta densità con le tipiche funzionalità urbane. Sono città nella città caratterizzate da complessità e sovrapposizione di funzioni. Sono delle tipiche cities dal tessuto urbano stratificato. In queste realtà la vita dei residenti è scandita da funzioni composite dentro il più ampio contesto delle megalopoli esistenti. Si tratta di complessi dinamici, ma autonomi. Le città nella città creano sistemi urbani in miniatura. Qui ogni parte esalta gli aspetti dinamici e ambisce ad essere armoniosa. Al loro interno le micro città, fondono elementi residenziali, commerciali e terziario. Non mancano strutture ricreative e punti d’incontro.

Integrazione e connettività

Le città nella città hanno alti livelli di integrazione e connettività. Offrono comfort e servizi che contribuiscono a creare l’autosufficienza della comunità, poiché l’obiettivo è quello di ottimizzare l’efficienza e la fruibilità della vita quotidiana. Forniscono inoltre ai residenti un facile accesso al lavoro, al tempo libero e ai servizi. Tutto ciò dentro i confini delimitati di questo microcosmo urbano, in pochi minuti. Per questa ragione la struttura stessa è una testimonianza di vita urbana sostenibile che perfeziona (almeno nelle intenzioni dichiarate) lo spazio e le risorse riducendo al minimo l’impatto ambientale.

Green city
Image by Chuttersnap (Unsplash)

Performance ambientale

Oltre alla funzionalità, il modello di micro città propone uno stile di vita sostenibile e sano. Integra spazi verdi e tecnologie all’avanguardia. E riduce l’elevata impronta di carbonio del contesto urbano. Rispetto a questo aspetto l’attenzione è volta ad ottimizzare l’uso dello spazio incrementando performance ambientale ed efficienza urbana. Si vuole promuovere un senso di comunità comprendente principi sostenibili e innovativi per rendere la “città nella città” un ambiente coeso e armonico.

SmartCity Springpark Valley

L’avveniristico quartiere Spring Park Valley, presso Francoforte sul Meno, è un caso di città nella città. In linea con uno stile di vita contemporaneo, che integra perfettamente lavoro, tempo libero e vita sociale. È un distretto dinamico che dà priorità a una varietà di servizi, tra cui strutture di ricerca e sviluppo, servizi di fornitura, ristoranti, centri fitness, hotel, appartamenti, servizi, strutture sanitarie e piccole imprese, arricchendo la diversità del luogo.

Lo sviluppo proposto è progettato per collegare senza soluzione di continuità il quartiere all’ambiente circostante, garantendo una chiara separazione del traffico pedonale, ciclabile e automobilistico. Il pattern urbano è formato da edifici dai quattro ai sette piani con due blocchi di tredici e quindici . Al piano terra, gli edifici sono aperti per consentire il collegamento delle arterie stradali al paesaggio urbano. Mentre i tetti verdi sono destinati ad attività ricreative.

Ma il complesso, pubblicizzato come una smart city con migliaia di posti di lavoro e spazi abitativi per 2000 persone, non è decollato. Come ha annunciato il principale investitore Deutsche Landentwicklung (DLE) di Berlino, su richiesta del Landbote, la pianificazione dovrà essere riformulata. “Presto definiremo gli obiettivi nei workshop” ha affermato Petra Müller, project manager di DLE. “Per noi è importante che il progetto sia accettato dalla popolazione”, ha aggiunto. Solo allora un piano di sviluppo urbano sarà sottoposto ai decisori politici. Così il progetto da 800 milioni di euro rimane in attesa.

Approccio olistico

Queste nuove realtà abitative trascendono i confini convenzionali dei tessuti urbani. Rappresentano un approccio olistico all’innovazione architettonica in cui l’alta densità abitativa convive con la trama di funzionalità ad uso misto. Ma hanno pregi e difetti. Sebbene ci siano quasi 13.000 micropoli di città attivi in tutto il mondo, gli ultimi anni hanno messo in luce le vulnerabilità di questi cluster. Il loro ruolo di motori della crescita economica rimane in bilico.

Urbanizzazione in cluster

Le tecnologie comuni implementate in tutti i tipi di micro città includono telecamere intelligenti e biometria robotica e automazione, segnaletica digitale, reti Wi-Fi private, 5G e micro-reti. Questi mezzi hanno il ruolo di gestire il flusso di persone, l’accesso e la sicurezza generando al contempo risparmi sui costi attraverso la massimizzazione dell’efficienza operativa. Infatti una questione chiave che deve essere affrontata è se l’urbanizzazione in aggregati di micro città continuerà a rimanere il modo preferito di vivere il futuro urbano. Alcuni fattori potrebbero contribuire, potenzialmente, a far perdere alle micro città almeno alcuni dei loro ruoli e della loro rilevanza.

Tecnologie pervasive

Il punto critico delle micro città riguarda la pervasiva sorveglianza a cui sono sottoposte. Quando si parla di diritti di sorveglianza, la domanda fondamentale è: quanta sorveglianza è troppa, anche in nome della sicurezza? L’onnipresenza delle tecnologie di sorveglianza negli spazi urbani ha sollevato preoccupazioni. Se ogni movimento di un individuo può essere tracciato, registrato e analizzato, si potrebbe violare la privacy e l’autonomia personale. La sorveglianza di massa può portare a un effetto raggelante sul comportamento umano inducendo gli individui a modificare le loro azioni per paura di essere osservati.

Camara wall
Image by Lianhao Qu (Unsplash)

Vigilanza di massa

A Londra, una delle città più sorvegliate al mondo, si è scoperto che la vigilanza di massa non ha portato a una diminuzione dei tassi di criminalità complessivi. In uno studio i criminologi hanno scoperto che, sebbene ci siano state riduzioni in alcune categorie, generalmente non sono riusciti a stabilire un impatto significativo della telesorveglianza sulla riduzione del crimine o sulla paura del crimine da parte del pubblico. Nelle società democratiche, la libertà di espressione, di associazione e di movimento sono fondamentali. E la sorveglianza pervasiva può inibire queste libertà, creando una società in cui le persone si sentono costantemente monitorate e giudicate.

Urbanistica della sorveglianza

Come afferma Shoshana Zuboff nel suo celebre saggio Il capitalismo della sorveglianza, ci si appropria dell’esperienza umana usandola come materia prima da trasformare in dati sui comportamenti. Alcuni di questi dati vengono usati per migliorare prodotti e servizi. Mentre il resto diviene un surplus comportamentale privato. Sottoposto a un processo di intelligenza artificiale sarà trasformato in prodotti predittivi, prodotti in grado di predire comportamenti immediati e futuri che vengono scambiati in un nuovo tipo di mercato per le previsioni comportamentali.

Il pericolo risiede nel fatto che le piattaforme e le società tecnologiche che gestiscono questi dati possono accedere a tali informazioni illimitatamente e con nessuna supervisione da parte dei governi e degli stessi utenti. Nel 1949 fu pubblicato per la prima volta “ 1984” di George Orwell. Era considerato un potente avvertimento sui pericoli del totalitarismo e dell’onnipresente sorveglianza governativa. Il libro parlava di una società in cui tutto ciò che fai, dici e persino pensi viene osservato, analizzato e valutato meticolosamente per verificarne la conformità. Sembra che nei 75 anni trascorsi dalla pubblicazione del testo le nostre città assomiglino sempre più alla visione orwelliana, in una misura che forse sorprenderebbe lo stesso George Orwell. L’ascesa delle micro-città, delle città di quindici minuti, sta rivoluzionando la vita urbana. All’interno delle micro-città, prospera la diversità ma esplodono anche i contrasti.

Per approfondire: Il capitalismo della sorveglianza

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