Impronta: un segno che un corpo lascia impresso su un altro corpo.
Oltre alle impronte digitali, alle nostre orme o a quelle del nostro animale preferito esistono anche quelle che identificano le nostre emissioni di anidride carbonica piu comunemente conosciute come carbon footprint.
Con i nostri ritmi lavorativi, l’uso costante dei mezzi di trasporto e le nostre abitudini alimentari produciamo una quantità elevata di anidride carbonica.
Si calcola che un italiano produce all’incirca 7 tonnellate di anidride carbonica l’ anno. Puo essere interessante calcolare il tuo impatto personale qui.
Comprendere la quantità prodotta da ognuno in diverse circostanze ci permette di trasformare i nostri comportamenti per aiutare il nostro pianeta e combattere così i cambiamenti climatici.
Tra i settori che ad una analisi superficiale appaiono meno invasivi nell’impatto ambientale, ma in cui per fortuna si sta lavorando in maniera efficiente, troviamo quello dell’arte.
L’arte deriva la sua impronta ecologica non solo dai materiali utilizzati, ma da un settore che lavora dietro le quinte e che freneticamente si dedica a viaggi, trasporti, organizzazione di eventi che possono apportare un contributo notevole e negativo nella produzione di anidride carbonica.
Un settore specifico
Il mondo dell’arte, sensibile da diversi anni al tema della sostenibilità ha una carbon footprint di 70 milioni di tonnellate l’anno.
Le aree principali di emissioni di carbonio sono: il trasporto e i viaggi via aerea e il consumo energetico delle sedi utilizzate per le mostre.
Il trasferimento aereo di opere d’arte da un paese all’altro è sicuramente più comodo e veloce ma, é stato calcolato, che il trasporto via mare avrebbe una incidenza minore. Si stima infatti che trasferendo buona parte dei trasporti a questo mezzo, si potrebbe ridurre l’impatto ambientale del 95%.
Anche i viaggi di addetti ai lavori ed amanti dell’arte creano un notevole dispendio di energie. In alcuni casi, pur non dovendo privarci del piacere di visitare mostre, gallerie ed eventi d’arte, possono esserci circostante in cui l’utilizzo della tecnologia può venire in nostro soccorso, per esempio nell’acquisto di opere d’arte o per la partecipazione ad aste in cui i collagamenti possono avvenire in maniera virtuale.
Per quanto riguarda i consumi energetici è notevole lo sforzo del Louvre.
Tra il 2018 ed il 2021 il museo parigino ha ridotto il suo consumo di elettricità del 16%, e di acqua fredda e calda rispettivamnete del 28% e del 10%.
Tanti altri sono i musei grandi e piccoli che stanno riducendo i loro consumi a partire da cambiamenti nelle loro sedi principali.
Il supporto creativo
Nel 2020 a Londra è nata la Gallery Climate Coalition, un’organizzazione no profit concepita per aiutare il mondo dell’arte ad essere piu sostenibile.
Sul sito infatti è presente il carbon calculator gratuito per tutti i membri della GCC.
Indicando i mezzi di trasporto utilizzati per le spedizioni e l’organizzazione e l’energia che si pensa di utilizzare il sito permette non solo di capire a quanto ammonta l’impatto sull’ambiente, ma suggerisce anche delle soluzioni alternative.
Inoltre la GCC si è impegnata ad ottenere un sostegno da parte delle assicurazioni restie a stipulare accordi per il trasporto di opere d’arte via mare perché più rischioso dei trasporti via aerea.
E gli artisti? Anche loro possono fare la loro parte.
Esempio di arte sostenibile
Arcangelo Sassolino é riuscito a creare la prima opera d’arte certificata carbon neutral.
Gocce di acciaio fuso che cadendo in 7 vasche d’acqua producono giochi di luce e suoni.
Come ci è riuscito? Grazie alla sua sensibilità e all’aiuto di un team ben strutturato e consapevole della grande importanza di creare opere d’arte ecosostenibili.
La domanda che potremmo porci è: noi, che segno vogliamo lasciare?