disegno sostenibile

Tomasini per Riva 1920: green design con legno di qualità

Traduzione
Sara Bargiacchi
Scritto da
Paolo Di Gennaro

Riponendo fiducia nell’emergente consapevolezza ambientale e cavalcando l’onda della risonante attenzione che l’industria del legno, la politica degli alberi ed il relativo impatto sulla biosfera del pianeta hanno riscosso grazie alle recenti, sempre più numerose, indagini multidisciplinari sul tema, una su tutte la mostra Cambio al Centro Pecci di Prato, noi di TGSOP vi presentiamo un virtuoso esempio di design sostenibile con legno di riuso. È questo il risultato raggiunto dalla collezione di sedute progettate da Giovanni Tomasini per Riva 1920. Così come discusso in articoli precedenti, design, materiali di qualità ed ecosostenibilità si fondono al servizio di una nuova concezione di arredo di lusso.

Perché il valore dei mobili non può più essere legato a termini desueti come esclusività e ricchezza. Quanto piuttosto, sono l’onestà progettuale, la longevità della materia ed il rispetto dell’ambiente i diktat oggi necessari per arricchire gli spazi e migliorarne la qualità abitativa. Scopriamo dunque insieme il contesto, le competenze e l’impegno che si celano dietro un progetto di simile portata.

Giovanni Tomasini per Riva 1920

Chi è Giovanni Tomasini e da cosa deriva il successo della sua collaborazione con Riva 1920?

Vantando più di dieci anni di esperienza nel product design, settore in cui si è distinto per la sensibilità progettuale con cui si dedica alla nobilitazione dei materiali sostenibili, Giovanni Tomasini è il designer classe 1985 a cui Riva 1920 ha affidato il compito di celebrare il suo centenario industriale. Così, forte delle precedenti collaborazioni con brand internazionali, assieme a cui si è ritagliato un posto di rilievo nel campo del green design, l’art director e docente universitario bresciano è riuscito, anche stavolta, a muoversi con disinvoltura tra l’antica tradizione artigiana e le più innovative tecniche di lavorazione.

Quelle per Riva 1920, infatti, sono raffinate sedute monoblocco in cedro massello che, rifinite a mano e senza l’impiego di alcun trattamento, sottolineano le qualità del legno balsamico di ciascun tronco da cui i loro volumi sono scolpiti.

Museo Del Legno, macchine e utensili per la lavorazione del legno

E come si è tradotto l’impegno green in questa collezione di sedute?

Quattro sgabelli ed una panca hanno di fatto contribuito ad omaggiare l’impegno della storica azienda brianzola ad utilizzare solo alberi di cedro caduti o recuperati da tagli programmati per questioni di sicurezza. Il cedro del Libano in questione è una conifera sempreverde profumatissima che, grazie alla resina, ha anche un naturale effetto antitarmico. Per di più, la notevole resistenza all’umidità, ha consentito a Giovanni Tomasini di presentare una famiglia di pezzi tutti utilizzabili anche outdoor.

Slalom, Rotterdam, Diamond, Notre Dame e Dolmen sono dunque il manifesto di un design che prende le dovute distanze dai soliti esercizi formali autoreferenziali. Talvolta omaggiando l’architettura olandese o il più complesso stile gotico francese, quelli di Tomasini per Riva 1920 sono di fatto oggetti nati da un profondo rispetto per l’ambiente. Oltre che da un approfondito studio ergonomico. È in nome di una matura etica progettuale, infatti, che i pieni e vuoti si alternano per ricavare poggiapiedi o maniglie. Ecco, è qui evidente come forma, comfort e stabilità non prescindono affatto dal rispetto per il materiale attraverso cui si esprimono.

Slalom, Giovanni Tomasini per Riva 1920

Ma quando e come approda Riva 1920 nel design sostenibile?

Sin dalla fine degli anni 70, quella piccola bottega artigiana a conduzione familiare fondata a Cantù da Nino Romano nel 1920, si è distinta nel campo dell’arredamento su misura per la valorizzazione del legno attraverso l’impiego di cere ed olii completamente naturali. I fratelli Maurizio, Davide e Anna Riva, poi, inaugurarono la prima unità produttiva nel 1987 così da partecipare al Salone Internazionale del Mobile di Milano nel 1992. Bene, a partire da quella data, accanto ai legni provenienti da tagli programmati, l’azienda introdusse i legni di riuso. Tra questi, il Kauri millenario della Nuova Zelanda, le Briccole della Laguna di Venezia ed il Cedro del Libano. E nonostante i successivi ineguagliabili traguardi, quali l’apertura di altre due unità produttive e l’istituzione del Riva Center per mano di Renzo Piano Building Workshop, Riva 1920 ha mantenuto immutato il proprio pensiero ecologico motivante.

“Produrre con onestà per tramandare alle generazioni future, costruendo mobili in grado di sfidare il tempo nel pieno rispetto dell’ambiente”.

Sgabello legno di cedro massiccio

E in cosa consiste, nel concreto, la visione sostenibile di Riva 1920?

Come anticipato, l’idea di lusso promossa da Riva 1920 va rintracciata nell’abitare spazi sostenibili ed ecologici. Ogni componente dei loro mobili è infatti sottoposta a dettagliate verifiche di conformità qualitativa e funzionale. A ciò si aggiunge l’impiego di collanti vinilici e finiture ad olio e cera vegetale, garanzia di un prodotto autentico e completamente naturale. Riva 1920 pone particolare attenzione anche alla fase di imballaggio dei propri prodotti, utilizzando esclusivamente imballi in cartone con Certificazione FSC Forest Stewardship Council. Il che implica che questi siano realizzati con l’utilizzo di cellulosa proveniente da foreste in cui si seguono i criteri della gestione forestale sostenibile. In ultimo, va anche ricordato che, ogni volta in cui viene tagliato un albero per produrre mobili, Riva 1920 ne ripianta degli altri. Così il cerchio della vita non s’interrompe e alla natura viene restituito ciò che ha donato.

Showroom Riva 1920 realizzati in legno massello

In generale, dunque, il loro costante impegno si manifesta nella progettazione, personalizzazione e produzione di prodotti che arricchiscano gli spazi, connettendo le persone e favorendo lo sviluppo sostenibile. Tutto sempre grazie alla longevità degli stessi manufatti. Pertanto, da sempre orgogliosi di preservare l’artigianalità nell’era della tecnologia, i fratelli Riva si sono fatti portavoce di una visione del pianeta per la quale creatività, design e innovazione sono i principali fattori atti a rimodellare la società. L’obiettivo, anche in questo caso, è quello di preservare un ambiente di vita intatto per le generazioni future.

Ciò detto, quali riscontri confermano che l’ecosostenibilità sia una frontiera doverosa anche per il mondo dell’arredo?

Sicuramente sono molteplici le ragioni che hanno portato Riva 1920 a divenire oggi uno dei nomi di più alto rilievo nel campo dell’arredamento. L’intuito imprenditoriale della famiglia Riva è stato fondamentale per favorire l’ evoluzione tecnologica e stilistica dell’azienda. Nel 2013 hanno aperto una terza unità produttiva specializzata nella lavorazione dei tronchi di cedro. Nel 2017, poi, hanno inaugurato il secondo piano del Riva Center e una xiloteca con legni provenienti da tutto il mondo.

 Pangea, simbolo di Expo 2015, disegnato da Michele de Lucchi

Ma è stato l’aver orientato la produzione verso il mondo del design sostenibile il vero motore del successo aziendale. Ciò ha infatti dato il via a nuove collaborazioni con archistar internazionali così come con i grandi maestri del design italiano. Ma non solo. Abbiamo qui avuto modo di investigare come accanto ai nomi di Mendini, Fiorucci, Mari, Starck, Piano o De Lucchi, sia stata comunque benvista la figura di un designer emergente come Giovanni Tomasini. Riva 1920 rappresenta, infatti, un Made in Italy aperto ai giovani progettisti e al futuro, rimanendo sempre fedele ai propri principi. La loro, dunque, è certamente un’esperienza di successo consolidata nell’arco di un secolo, fatta tanto di tradizioni e cultura quanto di sperimentazione ed innovazione.