Una Green Beauty consapevole; un’analisi

Traduttore
Sara Bargiacchi

“Bio”, “naturale”, “green beauty”, “eco” … come scegliere una green beauty consapevole

La green beauty è ormai una presenza attiva e stabile nel mercato ed è ormai molto complesso scegliere cosa fare. “Bio”, “naturale”, “green beauty”, “eco” … come scegliere il prodotto giusto? L’idea è fare chiarezza per evitare di scegliere un prodotto che di “green” ha solo il nome e ottenere una green beauty consapevole.

La guida per una green beauty consapevole

I passi da percorrere per orientarsi in questo mondo così ricco sono pochi e semplici per rimanere lucidi su cosa sia una beauty consapevole.

Ci sono 5 fondamentali punti da toccare;

  1. Il Marchio; bisogna conoscere la filosofia, dove produce i prodotti e le azioni intraprese per la tutela di natura e animali. I brand devono sempre dichiarare (con dicitura) di essere cruelty free.
  2. Le Certificazioni; ne sono presenti diverse come Soil Association (Inghilterra), Ecocert (Francia), USDA (Stati Uniti), ICEA (Italia), Bioforum (Belgio), Bdih (Germania). Hanno l’obiettivo di proteggere i cosmetici naturali e naturali biologici nel mercato.
  3. Il Packaging; usano carta riciclabile o materiali ecologici? Qual è il contenuto di plastica presente nella confezione?
  4. L’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients); lo strumento per capire esattamente che ingredienti vengono usati, cosa è tossico e cosa clean per davvero.
  5. Gli Ingredienti Biologici; sono quelli coltivati, senza diserbanti chimici, sempre certificati o segnalati.

Green Beauty consapevole; non tutti i marchi sono vegani

Per essere assolutamente sicuri di comprare prodotti green e vegani, la ricerca del simbolo correlato è fondamentale. In alternativa si può leggere la descrizione del brand rispetto agli ingredienti. In effetti, non è facile valutare un cosmetico anche con INCI presente sul retro della confezione.

Come soluzione è possibile consultare siti web per riconoscere il prodotto come biodizionario.it, un progetto di VEGANOK S.r.l. o Skin Deep di Environmental Working Group. Qui si trovato database di cosmetici e ingredienti controllati ed è consentito ricercare un ingrediente per conoscere il suo grado di rischio.

Le certificazioni

Oltre alla lista degli ingredienti su diverse confezioni è possibile anche trovare dei simboli, più o meno conosciuti. Ogni simbolo, oltre al proprio significato rappresenta un ente certificatore. I più importanti nel settore vanno a valutare i processi di produzione utilizzati per la realizzazione dei prodotti. L’attenzione a questo aspetto è dovuta al fatto che non è adottata una norma universale almeno per il momento su cosa sia una cosmesi naturale. In un precedente articolo (link) puoi leggere la norma che sta entrando in vigore, chiamata ISO 16128. Gli enti sono organizzazioni private che impongono standard di qualità cui attenersi.

Gli organi nel mondo per la green beauty consapevole

Per una green beauty consapevole sono state strutturate queste entità:

  1. SOIL ASSOCIATION: inglese, atto ad una certificazione rigorosa. Esamina dall’approvvigionamento degli ingredienti, alla valutazione del packaging. Domanda informazioni sulla produzione sostenibile dei prodotti. Il marchio viene controllato ogni anno.
  2. ECOCERT: francese, ha un’esperienza di 25 anni. Primo ente a sviluppare uno standard sia per i cosmetici naturali che per i cosmetici biologici. Lo scopo è controllare la conformità delle materie prime e approvare le formule. Si prodiga per verificare che vengano utilizzati ingredienti da risorse rinnovabili e verifica quanto sia biodegradabile o riciclabile il packaging.
  3. ICEA: italiano, si occupa di certificare i prodotti Eco Bio ed i cosmetici naturali sulla base di criteri di sostenibilità ambientale. È l’ente che testa obbligatoriamente il prodotto finito e verifica i claim usati dall’azienda.
  4. USDA ORGANIC: americano, certifica il biologico a più livelli (“100% Organic”, “Organic”, “Made with Organic ingredients”).

Lo Standard COSMOS applicato in Europa per una green beauty consapevole                                         

Le associazioni europee, per la crescita sempre maggiore di certificazioni e controlli hanno creato Cosmos (Cosmetic organic standard). Si tratta del nuovo standard europeo unico datato 2017 per tutte le certificazioni dei prodotti cosmetici biologici e naturali. Associarsi prevede la possibilità di accedere a due livelli diversi di certificazione; per prodotti naturali e per quelli biologici. Le garanzie da tenere presenti nel contesto sono diverse come l’assenza di parabeni o ingredienti OGM.

È chiaro che le certificazioni hanno lo scopo di rendere la vita più semplice quando si tratta di ricercare un prodotto naturale. Pertanto, sono un grande valore aggiunto quando si ritrovano su un cosmetico. Importante però è sottolineare che un prodotto non è necessariamente non naturale se privo della certificazione stessa. I brand sono liberi di attuare una scelta in tal senso e valutare se far certificare i prodotti per ottenere maggiori tutele e garanzie.

Il trend del packaging di una green beauty consapevole

Negli ultimi anni quando si parla di packaging si pensa istintivamente a ecologia e personalizzazione, in particolare nel settore cosmesi. L’attenzione, oltre che sul prodotto stesso, è direzionata anche sui materiali con cui è confezionato, imballato e spedito. I brand devono prestare un occhio di riguardo alla sostenibilità in questo campo e alle fonti ecologiche. Secondo Nielsen, il 57% dei consumatori desidera prodotti con ingredienti naturali e organici, mentre il 41% presta attenzione all’ecosostenibilità del packaging. La stessa fonte sostiene che il 66% pagherebbe di più per un oggetto con un packaging ecologico e riciclabile. Alcuni dei materiai perfetti per rievocare un pensiero legato alla sostenibilità sono il vetro e il legno. Il primo è solido ed esalta le qualità del prodotto con la sua luminosità, rimanendo il materiale sostenibile per eccellenza. Il secondo invece, ha un impatto ridotto rispetto a molti altri materiali sull’ambiente; inoltre è elefante e bello.

La personalizzazione come identità

La creazione del packaging parla intrinsecamente dei valori aziendali e delle loro credenze in materia di sostenibilità. Utilizzando colori, forme, scritte ed uno specifico materiale ecosostenibile, personalizzato per il prodotto, si cura la confezione aggiungendo valore allo stesso. Nel settore della cosmesi un packaging personalizzato non è considerato solo l’involucro del prodotto naturale, ma diventa anche un successivo complemento di arredo.

In tale contesto si parla di Zero Waste, con la volontà di azzerare la formazione di scarti o quanto meno a ridurne molto la produzione.

Le novità per il packaging del 2021 per un green beauty consapevole

Con la direttiva europea (2019/904), la plastica monouso verrà eliminata dal mercato perché responsabile dell’inquinamento marino. Un altro atto estremamente positivo è la messa in funzione di Ocean Cleanup con l’obiettivo di ridurre la grandezza del Pacific Trash Vortex, la più grande isola di plastica al mondo.

Sarà disponibile nel 2021 un nuovo materiale da imballaggio, creato con gli scarti del legno ed elementi naturali, biodegradabile al 100% e privo di plastica. La sua capacità di decomposizione gli permette di esaurirsi in 3 settimane in compost o 1 anno in mare. Il suo nome? Sulpac.

L’ultimo step innovativo per eleminare il packaging superfluo sarà trasformare i prodotti liquidi in solidi o creare prodotti “alla spina”, con ricariche nello stesso contenitore.

Le nomenclature di una green beauty consapevole

In Italia sono presenti diverse nomenclature e simboli, gestiti e assicurati dagli enti; iniziamo dunque a conoscerli.

  • Naturale; la formulazione deve essere di origine naturale ma non obbligatoriamente biologica al 98% come minimo. Ne consegue che la petrolchimica residua non può eccedere il 2%. Il processo di lavorazione deve tenere conto delle funzioni naturali mentre regola i rifiuti e l’energia.
  • Eco Bio Cosmesi; le materie prime vengono da agricoltura biologica e non sono presenti materie non vegetali. Vi è un basso impatto ambientale per imballaggi con materiali riciclabili. A livello Europeo si chiede almeno il 95% degli ingredienti processati biologici, attraverso una formulazione di origine naturale del 98%.
  • DERMATOLOGICAMENTE / CLINICAMENTE TESTATO; non vuol dire green, per pelli sensibili o rispettoso dell’ambiente e degli animali. Il prodotto è solo stato testato su volontari per analizzare gli effetti sulla pelle.
  • GLUTEN FREE; il prodotto non contiene derivati del grano o idrolizzati delle sue proteine. Assicura inoltre, che non ci sia stata contaminazione durante la produzione. Tuttavia, sapendo che il glutine non passa attraverso la cute, l’Associazione Italiana Celiachia (AIC) ha espresso parere negativo sull’utilizzo del suo simbolo “spiga barrata” sui cosmetici. Se è presente, meglio sapere chi lo ha certificato.

I simboli

Da osservare attentamente sulla confezione il coniglietto della LAV (Lega Anti Vivisezione) che vieta la vendita a partire dal 2004 di prodotti testati su animali. Al momento la Lega offre questo simbolo solo ad aziende che hanno superato testa svolti da ICEA. Il prodotto con questo simbolo è quindi cruelty free e conforme alla legge dell’11 marzo 2013. Questa impedisce la sperimentazione su animali e l’importazione di materie prime testate da Paesi ExtraUE.

Altri coniglietti ma ben diversi da quelli appena visti sono quelli di PETA; il primo porta il nome di “Cruelty-Free” e riguarda la sperimentazione animale. L’altro è “Cruelty-free and vegan” e quindi prevede l’assenza di test ed assicura che non ci siano ingredienti di derivazione o origine animale.

Attenzione agli ingredienti

Sono molteplici gli ingredienti da evitare e sembra che scienza e consumatori non vadano molto d’accordo sulle linee guida.

Raffaella Gregoris, fondatrice di Bakel sottolinea “Il problema è la mancanza di una norma di settore unica, non a livello mondiale ma anche solo nazionale. In America non ci sono differenze istituzionalizzate fra prodotti natural, organic, green o bio da parte della Food and Drug Administration. Simile il discorso in Europa, dove sono le aziende a ricorrere ad auto-certificazioni, enti di certificazione privati e diciture legalmente ancora piuttosto libere”. Il risultato che si ottiene è il totale caos.

La situazione è di per sé complicata anche perché decifrare lunghi INCI è davvero un’impresa.

L’unica scelta è affidarsi a poche semplici certezze: i simboli e le diciture.