La natura nella letteratura moderna e contemporanea

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Belen Espino

La letteratura moderna e contemporanea offre molto agli amanti della natura. I libri memorabili sono tanti, dal bellissimo ‘L’invenzione della natura’ di Andrea Wulf al ‘Walden’ di Thoreau, dall’ormai celebre ‘Nelle terre estreme’ di Krakauer (il libro da cui è stato tratto il film Into the Wild) al grande saggio di Merlau-Ponty in cui il pensatore francese presenta e discute le più importanti riflessioni dei filosofi occidentali dedicate alla natura.

Oggi vi porterò in viaggio tra pagine di storia e immaginazione…

Rapporto tra uomo e natura: un viaggio nella letteratura

Il rapporto tra uomo e natura è sempre stato un tema centrale in letteratura. Oggi, in tempi di crisi ambientale è importante ripercorrerne la storia.

La dicotomia uomo-natura è stata, fin dagli albori della società, argomento di produzione letteraria.

Arte e Natura: Caspar David Friedrich, il viandante nella nebbia, 1818.

Tuttavia questa relazione è anteriore allo sviluppo di ogni facoltà creativa umana come afferma il professor Lawrence Buell dell’Università di Harvard. Egli è infatti uno tra i fondatori dell’ecocritica, ovvero lo studio della nostra relazione con ciò che ci circonda attraverso l’analisi delle opere letterarie. Una materia innovativa, che si è diffusa anche negli atenei universitari, fondamentale per analizzare come la visione umana sia cambiata attraverso i secoli, ma anche per comprendere i fenomeni che ci hanno portato ad una così grave crisi ambientale.

Da dove partiamo?

Questo viaggio ecocritico sicuramente può avere come unico punto di partenza la tradizione classica. Attraverso la creazione di un’intricata cosmogonia, le civiltà greche sono le prime a trasformare in Dei gli elementi dell’ambiente. La Terra diventa Gea, il mare Poseidone, il vento Eolo e così via.  Divinità con tratti e comportamenti umani in grado di influenzare con le loro pulsioni gli eventi naturali. Tale visione si sarebbe radicata talmente profondamente da influenzare anche l’Iliade e l’Odissea, ma anche dal VI secolo in poi, le indagini filosofiche sulla sostanza originale di tutte le cose, individuata principalmente in elementi come l’acqua, il fuoco e l’aria.                      

La natura nella letteratura: Ulisse e le sirene di Herbert James Draper, 1909.

Alla tradizione greca deve sicuramente molto quella latina, creatrice con Virgilio del topos a letterario del “locus amoenus” un paradiso naturale dove regnano solamente bellezza e armonia. 

Una nuova simbologia: quando avviene un cambiamento radicale?

La svolta avviene con la diffusione del cristianesimo. Si adottano nuovi simboli: la spiga di grano, il grappolo d’uva, ma anche la colomba e l’agnello. Da qui si instaurerà una fitta rete di significati che sarà alla base della lirica provenzale. La rosa in particolare è oggetto di venerazione poiché sintesi di perfezione femminile. Un accostamento che erediterà anche la poesia Stilnovista di Dante e Petrarca, basti pensare al gioco di significati sul “lauro”, sul quale si basa tutto il Canzoniere.

Un punto di stacco dalla tradizione arriva con la scoperta dell’America. Iniziano le prime esplorazioni e con esse i resoconti di viaggio dei conquistadores e dei missionari. Ecco che le descrizioni di questi luoghi esotici e selvaggi stravolgono la concezione del rapporto tra uomo e natura, ma anche degli spazi, che diventano preda degli appetiti coloniali europei.

Dal sublime alla resistenza 

I secoli successivi alla rivoluzione geografica sono caratterizzati da un ritorno alla razionalità greco-latina delle origini. Ne vengono rispolverati canoni e temi, in particolare quello Virgiliano del locus amoenus. Tuttavia già alla fine del Settecento comincia una vera e propria ribellione. Nasce così il Romanticismo che considera ogni elemento naturale come manifestazione interiore. Si instaura un rapporto nuovo con il mondo che smette di essere tela di fondo dei drammi umani. La natura riveste ora ruolo di osservatrice e giudice impietosa, capace di suscitare uno stato d’animo turbolento come il sublime. In Italia Foscolo e Leopardi saranno maestri nel descrivere questo “orrendo che affascina”.

La natura in tempesta: ‘Bufera di neve: Annibale e il suo esercito mentre attraversano le Alpi’, William Turner, 1812.

A partire dall’Ottocento inizia anche un fenomeno selvaggio di industrializzazione. Ne consegue la distruzione di un ambiente che fino ad ora era stato rappresentato nella sua integrità. Lo sfregio di ciò che ci circonda coincide anche con l’annichilimento dell’uomo stesso, come denuncia Dickens e in Italia specialmente i Veristi.

Il Novecento è inevitabilmente scosso da due conflitti mondiali che stravolgono la concezione stessa di vita , ma anche di natura. Essa per alcuni è malvagia e noncurante dei suoi figli, per altri invece come Calvino, diventa santuario e luogo di protezione per la resistenza e gli ideali di libertà.

Cosa accade nell’epoca contemporanea?

Dal Novecento ad oggi si sono sviluppati molti generei letterari che hanno mostrato principalmente un’ottica disillusa sul piano ambientale. Con le prime denunce ambientaliste degli anni Settanta si è sviluppato un’importante filone distopico e fantascientifico. Tra i nomi più famosi spiccano di certo James Ballard e Philip K. Dick, autore del celebre Blade Runner.

Natura e romanzi: Blade Runner, Ridley Scott, 1982. Una scena del film tratto dal romanzo di Philip K. Dick

Gli scenari apocalittici di queste opere sono sicuramente pessimistici rispetto al declino ambientale odierno. Tuttavia è proprio intento di questi autori terrorizzare noi lettori. La loro visione del rapporto tra uomo e natura è finalizzata ad un’ammissione di colpa per aver distrutto la nostra stessa casa. Una presa di coscienza non scontata, soprattutto adesso che il nostro tempo sta per scadere. 

Una piccola lista: 4 libri da leggere per riscoprire il nostro legame con la natura

In queste periodo abbiamo bisogno di tornare, almeno con l’immaginazione, a osservare e camminare per boschi, foreste e spiagge. Possiamo farlo con i libri.

Mai come in questo periodo la lettura può venire in soccorso per superare queste giornate, che spesso sembrano lunghissime. È vero, ci mancano i nostri boschi preferiti, ci manca immergerci in quei luoghi che ci fanno stare bene. Ecco allora che i libri ci possono aiutare a far lavorare la nostra immaginazione, la nostra fantasia e perché no, i nostri ricordi. Un modo per vivere la natura anche in casa, ricreando quel senso di benessere che l’ambiente ci trasmette. Ho così pensato di realizzare una breve lista di titoli che andrebbero letti o riletti per godere delle sensazioni che solo i paesaggi naturali riescono a regalarci.

Le balene lo sanno. Viaggio nella California messicana di Pino Cacucci

Libro sulla natura selvaggia della Baja California, ma anche libro di incontri con personaggi singolari dalle storie bizzarre, leggende di pirati e di tesori nascosti. E poi le balene del titolo, quelle grigie che tra gennaio e marzo raggiungono le tre insenature protette della penisola californiana per riprodursi. Gli Stati Uniti del Messico sono stati il primo Paese al mondo, come ci ricorda Pino Cacucci nel suo viaggio lungo la Carretera Federal 1, a varare una legge a tutela di questi luoghi fin dal 1946. Il paesaggio in gran parte desertico della Baja California fa da sfondo a questo viaggio nella natura dove l’oceano offre onde perfette per il surf e cactus giganteschi trattengono centinaia di litri d’acqua in un territorio dove può accadere che non piova per anni e anni.

Pino Cacucci riesce a immergere il lettore non solo nel paesaggio naturale della Baja California, ma anche e soprattutto in un paesaggio umano abitato da millenni come testimoniano le antiche pitture rupestri scoperte dagli archeologi. Accade di perdersi nei racconti dell’autore, tanto quanto nelle descrizioni dei maestosi cetacei che ne popolano le acque. Animali di un’intelligenza sorprendente con cui pescatori e marinai della Baja California si relazionano da secoli. Un libro sulla natura meno conosciuta del Messico, una guida di viaggio per chi decide di seguire le orme dello scrittore.

Antartico di Francisco Coloane

Gli estremi confini meridionali della Terra del Fuoco, le sue acque turbolente lungo lo stretto di Magellano, relitti di navi, esseri leggendari e uomini comuni, marinai in cerca di tesori e sognatori in cerca d’amore. Dieci racconti scritti da Francisco Coloane, uno dei maggiori e più importanti autori dell’America Latina. Il paesaggio è quello della Patagonia, al centro di traffici marittimi e sentimentali, l’isola di Chiloe, nell’estremo sud del Cile. Pezzi di vita raccontati da Francisco Coloane, con l’ottima traduzione di Pino Cacucci, di cui abbiamo visto Le balene lo sanno.

Antartico è una raccolta diracconti sulla natura selvaggia della Patagonia dove iceberg giganti compaiono dalla nebbia come palazzi di ghiaccio, uomini in scafandro esplorano relitti di navi affondate lungo lo stretto di Magellano, mentre attorno al fuoco si raccontano storie di sirene e tesori sepolti. Francisco Coloane usa parola precise, esatte nel descrivere un paesaggio di cui sembra conoscere ogni anfratto. Viaggiatore instancabile della Patagonia meridionale, l’autore l’ha attraversata in lungo e in largo, a piedi, a cavallo e in nave, regalandoci narrazioni mirabili degli angoli più sperduti di questa terra incognita. Dobbiamo alla sua penna, se oggi, parte di questo misterioso paesaggio, risulta a noi più vicino. Per chiunque sia alla ricerca di terre sperdute dove perdersi per qualche ora, un viaggio letterario poetico e incantato nella natura selvaggia della Terra del Fuoco.

Le mille e una morte – Jack London

London e natura sono compagni di vita, di letteratura e di avventura. Lo scrittore di San Francisco ha trovato la sua “fortuna” nei romanzi delle viscere e delle anime animali, come Il richiamo della foresta Zanna bianca. Ha visto tutti i risvolti del rapporto tra mondo naturale e mondo umano: avventure marinesche, animali eroici e natura matrigna crudele e selvaggia come quella dell’Alaska. Infatti la natura non è tanto vitalità quanto rischio di perdere la vita, in mille maniere diverse, inaspettate, oppure banali, serene o crudeli.

In questa raccolta di storie c’è la summa di tutto ciò: c’è Bâtard, la sfida eterna dell‘uomo contro il cane, un rapporto di odio implacabile. C’è la Polinesia afosa, oscura e minacciosa (quasi come il Vietnam del Colonnello Kurtz) del Dio RossoE c’è, soprattutto, Preparare un fuoco tragedia silenziosa ambientata nel bianco e grigio del Klondike, sul fiume Yukon.  Siamo ai sessanta gradi sottozero: un uomo è in cammin insieme al suo husky per tornare al campo base. Vuol raggiungere i suoi amici prima del tramonto: ma il freddo è un coltello, inizia lentamente a gelare. L’uomo e il cane diventano sempre più distanti e sospettosi l’uno dell’altro. E’ la storia di un uomo che vede l’ultimo volto, quello più vero, quello più solitario, della natura, la grande antagonista.

Walden o la vita nei boschi – Henry David Thoureau

Quando si parla di libri che narrano del rapporto tra uomo e natura non si può non parlare del capolavoro di Thoureau, capostipite del genere e scritto meravigliosamente. In un certo, senso, Thoureau fece un esperimento “simile” a quello di McCandless. Si mise alla prova, cerando di vivere in povertà e in semplicità, apprezzando la natura in cui era immerso. Lo scrittore visse un una semplice capanna, che si era costruito da solo, sulle rive del lago Walden che dà il titolo al libro, nelle Massachusetts. 

Pubblicato nel 1854, sorprende per l’incredibile contemporaneità nelle descrizioni che Thoureau da della natura, dei suoi cicli, l’intensità e la sorpresa che quest’uomo prova davanti a spettacoli apparentemente semplici (le foglie che cambiano colore, il riflesso del cielo sul lago, la natura che diventa prima accogliente e poi impervia, maestosamente spaventosa) e che istantaneamente suscitano in lui il rispetto e l’amore che dobbiamo al mondo che ci circonda. Il pensiero filosofico che ne trae è così moderno che questo scritto diventò, negli anni sessanta del secolo scorso, un simbolo della cosiddetta “controcultura” americana,di quella che verrà poi definita beat generation.

La saggezza del mare di Björn Larsson

È il diario di bordo tenuto dallo scrittore negli anni passati in barca, navigando nell’Atlantico e nel Mare del Nord. Per mare capita che i pensieri seguano l’umore del vento e il movimento delle onde, e che si provi un prodigioso bisogno di libertà. Per mare inseguire i propri sogni non è una metafora: si va, spiegando le vele, accettando l’incertezza, circondati dalla natura nella sua sconvolgente bellezza.

Vi è un incanto nei boschi, Lord Byron.
Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.
Vi è un estasi sulla spiaggia solitaria.
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
in riva alle acque del mare profondo,
e vi è un armonia nel frangersi delle onde.

Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere.

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